Jolanda di Ventimiglia, figlia del cavaliere Emilio di Ventimiglia e della duchessa Honorata Wan Guld, è stata fatta schiava mentre era in rotta per raggiungere le colonie spagnole.
Ad ordinare il rapimento della fanciulla è stato il Conte di Medina e Torres, figlio illegittimo del duca Wan Guld e di una marchesa messicana, smanioso di possedere la bellissima fanciulla, fosse anche con la forza, e di impossessarsi, tramite il ricatto di non uccidere la giovane, dei cospicui beni del padre.
A liberarla è Henry Morgan, ex luogotenente del Corsaro Nero, che, per conto dell’Inghilterra, assale le navi spagnole con la sua veloce e ben armata Folgore, una fregata a tre alberi, armata di trentasei cannoni di grosso calibro, fra cui alcuni pezzi da caccia e montata da ottanta uomini che nulla temono.
I due si sposano, ma Jolanda non è fatta per una vita da casalinga, così chiede a Henry Morgan, suo marito, di poter avere una nave propria e di poter essere anch’ella una Corsara. Morgan l’accontenta.
Il racconto che segue è una delle sue avventure.
Bruce Wayne, scrittore di romanzi di avventure è un grande ammiratore di Emilio Salgari e con questo racconto lungo, remake di una avventura di Morgan il Pirata, inizia le avventure di Jolanda di Ventimiglia, la Figlia del Corsaro Nero, dopo che ha sposato Henry Morgan.
Racconto d’avventure venato da un sottile, impalpabile, erotismo.
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Alcuni Brani per Illustrare lo Stile del Racconto
Dal Capitolo Primo
Jolanda e i suoi
invincibili filibustieri avevano
espugnata la città dopo una giornata
di combattimento accanito.
Puerto la Mar,
dove si riteneva al sicuro la guarnigione
che la Spagna aveva mandato a
presidiare l'isola di Nueva Esparta, più
tardi chiamata S. Margherita, per
farne una piazzaforte avanzata
contro la rovinosa invadenza delle navi
corsare, terrorizzanti il Mar delle
Antille, era caduta, benché le truppe
fedelissime avessero lottato con ardore e coraggio senza pari.
Sul piccolo forte
— robusto nei suoi bastioni e terrapieni, nei suoi tre torrioni d'angolo e
negli speroni massicci — alto sulla cima del promontorio posto a guardia del porto profondo, sventolava la bandiera nera dei pirati del mare, accanto a quella rossa e azzurra del loro capitano Jolanda di Ventimiglia.
Dal Capitolo Secondo
La voce della giovane
fanciulla, il fascino che
emanava dalla sua persona, infiammò
il sangue del Vandeano come un forte
liquore. Stava per fare una richiesta ardita, quando si ricordò di chi fosse moglie Jolanda di Ventimiglia e
ringraziò il cielo di non aver dato parola al pensiero che gli aveva
attraversato il cervello accaldato e irragionevole.
Non era la sua anima che egli desiderava. Era la carne di
lei che desiderava. Quel corpo flessuoso, quei seni morbidi, quella bocca umida
e sensuale. La bellezza di lei gli riempiva il cervello di pazzia.
Dal Capitolo Terzo
Jolanda aveva
assistito facendo gesti di furore alla strana manovra, mentre tutti i filibustieri sulla costa guardavano
ammirati e sgomenti alla fuga miracolosa della Stella del Nord. Anche la squadra
spagnola, che certo non si aspettava simile manovra, e solo all'ultimo
momento si era accostata per impedire la fuga, pareva anch'essa disorientata.
Continuava a cannoneggiare furiosamente la caravella corsara, con poco profitto data
la distanza e i fulminei viraggi di questa. Ma quando la vide allontanarsi al
largo, staccò uno dei suoi navigli
d'alto bordo, la corvetta, che
alzò tutte le vele, gettandosi risoluta all'inseguimento. In breve scomparvero
ambedue dietro il promontorio che
chiudeva il golfo.
Dal Capitolo Quarto
Un segnale convenuto disse a D’Argnac ch'era tempo di iniziare la sua azione. Ed allora, avendo
già preparato i cannoni e varie
cataste di legna sulla spiaggia, i pochi bucanieri
cominciarono un fuoco infernale contro le navi
della squadra, scaricando insieme anche gli archibugi, e facendo un baccano tremendo, come se tutto il grosso dei difensori si fosse messo in
moto.
Nel tempo stesso le cataste di legna venivano accese,
gettando vivide luci sul greto. I bucanieri
passarono e ripassarono di corsa dinanzi ai fuochi, dando l'illusione di una grossa truppa che facesse le
evoluzioni.
Dal Capitolo Quinto
Le gigantesche onde la denudarono della camicetta che aveva
dimenticato di allacciare. Stette a torso nudo nella luce rosseggiante dei
lampi. Era slanciata e bianca simile ad una ninfa uscita per respirare dal
verde dell'oceano, e restò del tempo con la testa gettata all'indietro, le
braccia stese in alto, come invocando qualche spirito lassù fra le stelle.
Per l’Irlandese
fu una visione d’incanto, mentre Ella disfaceva i suoi lunghi capelli saturi
d’acqua. La tempesta aveva rinfrescata l'aria, e il tonico della frescura, con
l’aspro profumo della salsedine le aveva indurito i capezzoli, facendo danzare
il sangue dell’uomo nelle vene.
Dal Capitolo Sesto
I filibustieri,
trascinati dall'esempio, risposero con un'ovazione e si affrettarono tutti ai
loro posti. In pochi istanti la navicella
era pronta ad ingaggiare il combattimento.
Con febbrile premura alcune vele di ricambio furono portate
sul ponte e adattate agli alberi. Fasci di sciabole e sciaboloni uscirono dal
boccaporto. I quattro cannoni della
tolda furono slegati e messi in caso di servire al loro compito. Conor e il mozzo erano da per tutto, aiutando, consigliando, mentre Jolanda si teneva pronta presso la
ribolla del timone.
La nave spagnola
aveva avvistato il naviglio filibustiere
e un colpo di cannone a salve era stato sparato, mentre la bandiera di Castiglia saliva sul picco della randa.
— Chiedono i nostri
colori — tradusse Conor.
— Facciamoglieli
vedere — rispose Jolanda.